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Hai mai guardato negli occhi to figlio?

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HAI MAI GUARDATO NEGLI OCCHI TUO FIGLIO ?

Essere ricchi lo si può essere in due modi: materialmente e spiritualmente o anche moralmente che dir si voglia. Questo è uno scritto da considerarsi un “fuori programma”. Uno di quegli scritti che ti frullano nella testa all’improvviso e proprio all’improvviso decidi di farne un “file”. Si dice spesso che oggigiorno i valori sono stati sovvertiti. Ma non è vero! La storia, anche quella dei libri in uso nelle scuole medie, ci dimostra come, attraverso i secoli, è cambiato il genere dei valori materiali, morali e civili del cittadino qualsiasi, ma non è mai cambiato il sistema politico – sociale. Nell’antica Roma esistevano i falsari, le prostitute, i camorristi, i parassiti, i politici corrotti, i violenti, i martiri ed i falsi religiosi, i buoni ed i cattivi, quelli che camminavano a piedi nudi e quelli che avevano la veloce biga tirata da cavalli di razza, purosangue. Nel Medio Evo il mondo ecclesiastico ebbe vicissitudini molto discutibili, mentre nel Rinascimento le cose cambiarono ( alcune in meglio, altre in peggio). Tralasciamo il ‘700, l’800, l’epoca fascista, l’instaurazione delle Repubblica, la Costituzione, ed arriviamo ai nostri giorni. Siamo agli inizi del secondo decennio del terzo millennio. Cesare, Bruto, Cicerone ed i martiri cristiani sono solo un ricordo storico. Come pure Spartaco, rievocato recentemente a Giungano. Le rievocazioni sono utili per ricordare le radici, per fare folklore, per incentivare la sagra dei fagioli, della trippa o della “crapa vulluta”. Ci sta sempre, e comunque, qualche storico locale che scriverà e presenterà con un personaggio famoso, tratto dal mondo della politica, della cultura, dello sport o dello spettacolo, in massima parte televisivo, che ingigantirà l’evento. Il quale verrà ulteriormente ingigantito dopo aver scolato una intera bottiglia di primitivo del Cilento, coniata appositamente per la sagra in oggetto.
In tutto questo parapiglia storico e geografico, ci sta un elemento comune: la morale. La mia non è di destra né di sinistra, non è laica né cattolica, di uomo del nord oppure di uomo del sud. Di padre…Semplicemente di padre. Guardare negli occhi i propri figli significa far capire che quando si siedono a tavola, mangiano pane condito col sudore della fronte dei genitori, quando sono piccoli, e loro, quando sono grandi, autosufficienti, lavoratori in qualsiasi settore: impiegatizio, dirigenziale, industriale, commerciale, artigianale, manovale. Il lavoro è dignitoso solo se si fa in maniera dignitosa. In parola povere senza truffare o imbrogliare il prossimo, senza truffare o imbrogliare lo stato, visto come insieme di cittadini che hanno molte cose in comune. Talvolta – disgraziatamente – il cattivo esempio viene proprio da coloro che dovrebbero dare il buon esempio alla collettività di qualsiasi collocazione, di qualsiasi grado, di qualsiasi produttività. Noi non lavoriamo solo per noi, ma anche per quelli che verranno: i figli, i nipoti, i pronipoti, per chi li vedrà, e per tutti quelli che verranno dopo di noi. Guardare negli occhi il proprio figlio significa avere il coraggio di tramandare una eredità morale che va oltre quella materiale. Certamente che palazzi, terreni ed auto di grossa cilindrata sono agognate ed auspicate dai novelli eredi. Ma quando l’elemento di substrato è fasullo, modellato su schemi disonesti per non dire illeciti o addirittura illegali, all’atto della “transazione” come si può guardare negli occhi l’erede di una grossa ricchezza materiale assemblata con metodi a dir poco disonesti? Non sto parlando del lavoratore che si assenta per andare a raccogliere le ulive o dell’impiegato che manda il certificato medico per assentarsi per due giorni dal lavoro perché ha un leggero mal di testa, o del giovane che si assenta per quasi un’ora dalla sua scrivania per incontrarsi nel corridoio con la fidanzata. Parlo di grossi malfattori, grandi evasori fiscali, speculatori dell’edilizia, camorristi e mafiosi vari, sfruttatori della prostituzione, trafficanti di stupefacenti, strozzini. Per questo, quando un uomo politico, per TV, dice che si deve chiudere per sei mesi la cartoleria che non ha fatto la ricevuta fiscale di 10 centesimi per una fotocopia, significa solo che egli non ha capito niente! Quando c’è il raffreddore basta un’aspirina, ma quando il male è grande occorre il ricovero in ospedale. In conclusione, i disonesti ci sono sempre stati e ci saranno sempre, ma non bisogna tenere in pari considerazione il morto di fame che ruba un panino in un supermercato ed il potente uomo politico e il miliardario imprenditore che rubano o evadono somme che si scrivono con parecchi zero. Guardare negli occhi il proprio figlio significa gettare per lui le basi per una società equa e giusta, dove tutti possono mangiare ogni giorno, anche se ci sarà chi mangerà un panino con la mortadella e chi il caviale. Prima l’eredità morale e poi quella materiale. Solamente con questa prospettiva possiamo guardare ad un mondo migliore. Incominciando a guardare i nostri figli negli occhi: con onestà, con orgoglio e con la convinzione che continueranno sulla strada indicata dai genitori.

Catello Nastro

PUBBLICATO SUL N° 36 DELL’8 OTTOBRE 2011
DI “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM

 Loredana Savelli - 09/10/2011 08:56:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Guardare negli occhi significa anche offrire i propri e si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Più chiaro di così!
Un saluto e buona domenica

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